Trasparenza




La passione non rimane che trasparente, quando rivedo il muro bianco e penso a quello rosa, come lo vorrei così.


E la "verduraia" mi apre le porte delle sue ciliegie, sono come quelle che mettevo sopra le orecchie da bambina.


La gente dimentica di vivere per non pagare due euro di parcheggio. E' incredibile.


Io vado tranquilla con la canotta ma ho freddo, allora mi metto la giacca da motociclista, è un color arancione montagnino, per farti trovare in certe situazioni. Vale anche per la città.


Poi riprendo la macchina e faccio una battuta alla cassiera. Chissà come mai le persone dicono sempre che non hanno mai pagato per le ricette. Lei ride. E' uguale anche al supermercato.


Torno nella mia casetta lunga dieci anni, è piena di me. Quanti sguardi all'insù, come ero orgogliosa, e mi ricordo quando ci siamo entrati per la prima volta, la mamma era arrabbiata e stava fuori dalla porta. Tu per poco non scivolavi in mezzo al pavimento sconnesso. Chissà perché mi è rimasto in testa quel ricordo. Forse perché mi spronavi sempre a seguire i miei desideri. Anche nel dubbio. Sorridevi con gli occhi luminosi e tra un po' cascavi a terra, ah ah!


Torno ancora piena di pacchi esasperanti, non so perché mi ci sono infilata in questa situazione, ma ormai siamo agli sgoccioli, finalmente. Non te la prendere, le cose cambiano, non c'è niente di male, bisogna andare avanti. 


Il ragazzo mi da un indirizzo ma poi scopro che si trova a Case Nuove. Mi ripete il nome dell'ufficio, come se dovessi conoscerlo per forza. E così passo davanti a mille ricordi di un mese di maggio in cui il dirigente mi chiedeva cose, e io parlavo di nonna, e lui mi diceva: mi dispiace, e io ribadivo, no, era una cosa che si sapeva. Non è stato un funerale brutto, infondo. Eravamo molto felici di ritrovarci tutti.


Ora fa caldo, quando arrivo sono due piloti, gli stringo la mano, ma perché? Mi viene naturale, loro straniti, neanche controllano, io che mi sento ragazzina come la prima volta, affascinata da un distributore di benzina sopra il quale passano gli aerei. 


Ti ricordi quella volta che alla dogana ho allungato la mano alle guardie svizzere? Sottovoce mi dicevi: non si fa! E io, ma perché?! Ero talmente spontanea che uno di loro la mano me l'ha stretta davvero. 


L'ultima consegna è una casa borghese, mi viene incontro una gattina marmorina, com'è bella e dolce, si fa accarezzare, e la signora racconta di quando era piccola, di come aveva la coda, e il pelo bianco, gli occhi infinitamente azzurri.


No Brutino io ti ho amato davvero, non ti ho ucciso.


Quante cose si imparano durante una bella e calda giornata di sole, quando sfidi il mal di testa ma ti ricordi che ti verrà anche il giorno dopo. Eppure le opportunità vanno sfruttate quando si presentano, anche se il treno che perdi non è detto che sia quello giusto.


Come sarebbe stato se avessi avuto il coraggio di andare, quella volta, a Roma, e stravolgere di lì a poco nuovamente la mia vita già altrettanto stravolta?


Vorrei essere invisibile per spiarti, e vedere dove vai, come sei, con chi sei, a cosa pensi.


Poi mi ricordo che l'invisibile sei tu, e che queste cose già le fai. Con me.


I momenti giusti ci sono sempre. Basta che si incontrino sbadatamente, senza volerlo, come quella volta che sono finita addosso a quell'attore famoso, così bello, così famoso che non mi ricordo nemmeno il nome. Camminavo all'indietro, in un parcheggio, mi sono girata e sono caduta. Sopra di lui. Che rideva. Compiaciuto. Come qualcuno. 


Magari la prossima volta, invece, cado sopra di te. Chissà.




Luna Piena dei Fiori



La Luna dei Fiori arriva domani sera. 

Illumina ciò che deve finire.

E ciò che non può più essere ignorato.

E' una svolta emotiva.

Tutto diventa più intenso, profondo, reale.

Ciò che era nascosto diventa visibile.

Scompare ciò che non funziona più.

Finalmente non si torna indietro. Non si può.


Fermati, respira, smettila di razionalizzare.

Lascia andare.

La luna della bellezza, della verità, del cambio pelle.

Del desiderio, della passione, dell'emozione.

Della coerenza.


Inizia di lunedì, il giorno dopo il weekend di duro lavoro.

Per accogliere una pancia rasata e stanca che si fida del suo amico veterinario.

Perché lui sa già che il suo amico, un giorno, lo addormenterà per sempre. E trema, con gli occhi sbarrati, spinge la testa verso la mia pancia, per farsi consolare, smette di fare le fusa, per non farsi compatire.


Lunedì di passeggiate in piazza Garibaldi, a cercare un parcheggio che non c'è.

O davanti al Barbaresco, a firmare proposte che non arrivano.

O ancora in via Cadolini, per comprare un garage famigliare, che però è troppo grande.


Mi immagino tutte le nuvole che scorrono come quando ero tra le tue braccia, al college.

Ci dovevo far caso, dentro al pub. L'unica senza birra. 

E tu che guardavi il cielo con quegli occhi azzurro verde. Perché vedi, se non conosci la differenza tra nembi e cumuli c'è un problema.


Poi inizia a piovere, e ho freddo. Esce il sole e ho caldo.

Mi tolgo la camicetta bianca a pois, un po' bohemien, sul divanetto.

Bevo il caffè freddo in macchina. Da un portauova. Ssstt.. non dirlo a nessuno!

Che condivisione dolce tra me e me. Mi piace quel momento di solitudine, io e il mio caffè casalingo.


Mentre scendo tra le briciole, trovo te, che mi guardi per finta.

Ad oggi Costanza potrebbe avere trent'anni, ci pensi? 28, dici. 28.

28 anni da quella volta che ti ho trovato il fazzoletto bianco e l'ho buttato nel cesso della mia prima casa vera. Viva. Profonda. Vuota ma piena di tutto.

Ricolma di me.

Niente quadri alle pareti, ti distraggono dallo studio.

Niente ninnoli alle dita, sono per le donne deboli.

Niente gelato a mezzanotte, io sto già dormendo non posso controllarti, neanche il giorno del tuo compleanno.


Il mio compleanno è oggi, quando ho deciso che non hanno importanza tutti i nomi delle nuvole.

Possiamo inventarli.

Non c'è bisogno di essere coerenti, possiamo essere esplosivi. Come un'intera fabbrica di petardi.

Niente vecchi schemi, solo desideri. Buttiamo ciò che non serve più, abbracciando nuove consapevolezze. 


Non ricordare. Devi ringraziare. 

Non dare potere, osserva e definisci.

Non essere generosa, sii equa.


Lui mi guarda con gli occhi a mezzaluna: ci vuole una forza disumana ad avere una persona nel cuore e a non cercarla.





Mariscuola Mariposa




In via San Prosdocimo c'erano questi tavoli in rovere massicci e regali.


Ti ho immaginato salire quelle scale, piccole e basse, mille volte, tutte le volte che avresti voluto dei chiarimenti. Tu, che hai fatto la scuola delle evidenze: basta uno sguardo per capire una persona, ma al telefono non si può fare.


Abbiamo affinato gli studi sul tono della voce, sulla velocità di respiro, sulla deglutizione.


E' una finezza sottile, quella di andare oltre le immagini, come se il mondo fosse vivo di molecole palesi sotto gli occhi di tutti. Ma no, non è così, noi le vediamo. Invece.


La signora mi osserva, sembra veramente dispiaciuta e io passo in via Savonarola, entro in una piccola bottega, spalanco gli occhi. Una vera miniera di antichità, sublimi.


Mi appoggio con lo sguardo a tutto ciò che vedo ed esco con la Santa Maria, che ho ancora incartata perché ho quasi paura di romperla. Ho immaginato i tuoi passi, verso l'Amerigo Vespucci che tanto ti ricordava la Mariscuola, tu che eri stato proprio su quello vero. Sono passati cinque anni.


Ce l'abbiamo ancora da qualche parte, il primo è volato giù da una finestra di Catania, il secondo è rimasto in una taverna polverosa e ammuffita, pieno di ragnatele, forse anche eroso dal dispiacere. Dicevi che l'avresti finito, prima o poi, ma io sempre in posti angusti l'ho visto quel modellino.


Non voglio fare così della mia vita. Ti ricordi? Eravamo su quella panchina, a Montmartre. Tu mi parlavi col cuore in mano, io ero sfinita dal lavoro massacrante che mi distruggeva fisicamente, la mia mente era pallida e confusa, tu vecchio e pieno di energie. Come fai? Come facevi? E' ancora così anche se sei morto.

Poi ti sono caduti gli occhiali, hai perso una vite, non ci vedevi, e abbiamo cercato un negozio per aggiustarli. Non ci siamo riusciti. Chissà cosa hai visto di Parigi quel giorno.


Il tenente mi scrive un messaggio su whatsapp, ci invita alla commemorazione, alla messa degli ufficiali in congedo. E la sua omelia è tutta un attacco politico, ma con i coglioni, perché ogni tanto qualche parolaccia serve per rafforzare il verbo. Tutti applaudono. Ha ragione. Il valore non è direttamente proporzionale alla corruzione.


Non farmi arrabbiare, dicevi, che poi mi viene la fibrillazione.


E invece quei giorni, dovevo proprio farti arrabbiare, impuntarmi senza farmi distrarre, ti ho immaginato capace come sempre, invincibile, uno che sa il fatto suo. E ho sbagliato. Un errore imperdonabile, pensare a non farti battere il cuore mentre ti mancava il respiro.

La tensione tra il rispetto per la fragilità e il bisogno di insistere, di non lasciarsi influenzare. L’errore di pensare di proteggere, quando invece si trattava di affrontare la realtà.


Mai paura Valentina, mai paura. Lo hai detto con una voce flebile. Ho avuto paura. Tu avevi paura, ma non sembrava. Bianco come il muro. Indifeso come un cane maltrattato. Con i capelli lunghi, si arricciavano, non ti piacevano. Il viso smunto. Il terrore negli occhi.


La paura ti fa prendere decisioni sbagliate. Non devi mai avere paura. Mai, qualunque cosa accada. Bastano tre respiri profondi per riportare il cuore a battere come si deve. Bisogna allenarsi. E' facile se sai come fare. Tutto puoi fare, se lo vuoi davvero fare. Guardati in faccia, guardati negli occhi, fissati per bene e decidi: io posso, io so, io voglio, io farò, io sarò ciò che desidero.


Con una mariposa nel petto.








LIBERIAMOCI




Oggi si balla, ah no, si ballava. Oggi invece si lavora.

A mani unite in cerchio in piazza Maggiore a celebrare l'innominabile ai più, contro una giornata al chiuso, guardando il sole fuori, per far tornare il sole dentro.

Scendo e risalgo dalla scala a chiocciola, ho caldo, mi spoglio, ho freddo, mi rivesto, scrivo a penna due righe per non farmi vandalizzare (o multare), per oggi funziona.

Prima il maglione, poi la camicia, poi la maglietta.. più tolgo meno peso, con me quella bilancia barcolla e la ragazza dai profondi occhi azzurri, fresca di rogito, ride.

Mentre guido verso Milano il cielo ingrigisce, ma poi l'autostrada gira e torno ad ammirare le amate montagne.. guarda l'orizzonte ma non tentare mai di raggiungerlo, goditi il momento e il panorama.

Respira. Tu che puoi. E' così, che brutto, che morte orribile, quando ti manca il respiro e sai che morirai, così, senza respirare più. E il medico ti dice: non respiro, sto morendo, intubatemi! E il mio cuore si sfilaccia irrimediabilmente. 

Quanto caos di pensieri, di movimenti emotivi che sbandano ovunque e non lasciano spazio a decisioni prese in un passato di inconsapevolezza.

E la donna che può essere mia figlia arriva, ti stringe la mano, seria, dura, senza sorriso, mostrando capacità che se hai, non c'è bisogno di mostrare.

Torno a casa senza idee, le ho dimenticate. Ma non lo dimentico quel mezzo sorriso beffeggiante, ti trattieni per fare il duro ma dentro il cuore è tenero. Gli occhi non mentono mai.

Gallarate black in




Uno che nasce e uno che muore.

È’ sempre così.

Uno non verrà battezzato, l’altro porterà il figlio in politica. Per discendenza.

Svuoto tutto l’armadio in fretta, ho mezz’ora e non sono più abituata ad uscire, e non so cosa mettermi.

Vengono tutti vestiti di nero ai matrimoni, figuriamoci ai funerali. Facevo ridere con il mio cappottino rosa, l’abito borgogna e le scarpe a coda di coniglio. Se avessero saputo che nel mentre avevo perso anche la suola! 

Sembra una barzelletta, per me che detesto dogmi, convenevoli e circostanze. Eppure nel marasma divento frivola per qualche ora. Il tempo di tornare a casa e mandarmi a quel paese.

È’ inutile, non riesco a non essere profonda. 

L’abito non fa la manager, tuonavo a Pavia. Questi capi supremi con gli occhi esterrefatti e beffeggianti.

Eppure… 

Il gallaratese rimane sciapo, è’ inutile. Per quanto si impegni, la fretta non è’ mai consigliera.

Ci vuole calma, pazienza, sangue freddo. Una voce che trema mentre manda l’ultimo saluto, che ti fa ricordare a quanto le aspettative interiori siano forti e quanto poi ti venga la forza per soddisfarle quando ormai è’ troppo tardi. Ma quando è’ tardi?

Dai giornali non si fanno attendere, e Niccolo’ ha la bocca più piccola del ciuccio. 

Che amore, un arietino innocuo che ci metterà tutti in riga. Niccolo’, nessuno poi userà la doppia C, già sai. 

Ti regalerò il mio pianoforte perché la mano è’ già tua.




Verona



A metà strada pensi che sia cosa buona e giusta fermarsi a Sirmione, però poi c’è coda anche con la pioggia e allora non resta che Verona.

Bella e viva come l’ho sempre lasciata, in questi anni di vuoto scalpitante, bella come la coda per l’Arena, anche se io l’ho vissuta tante volte, grazie alla musica.



In mezzo a persone che attraversano la strada a caso (e no, non siamo a Ferrara!), mi sembra di essere quasi tornata tra le braccia delle mie scalmanate città, dove niente ha un verso, dove le donne sono vestite come più piace a loro, dove le risate si mescolano a questo sole pallido che non vuole prorompere.

Mi sento rinascere ferma da un lungo letargo in cui non sapevo chi fossi prima di svegliarmi. 

Evviva! Non basta schivare la coda per la casa di Gulietta, o guardare l’orologio che non permette il tempo di respirare la brezza dell’Adige.. 



in piazza dei Signori c’è sempre il solito mercatino, i souvenir, la vicina torre e i ristorantini, tanto carini, sotto i portici, come in quasi tutto il Veneto.

Mentre mi avvicino ai monumenti scorgo le donne che ci appoggiano le borse, gli stranieri che sbandano per i selfie e grandi passeggiate con fragola e panna al seguito. 

E mi viene in mente quel tramonto di mille anni fa, io sgarruppata dentro quei gradini enormi, che mi trattenevano nell’atmosfera romantica di uno spalto vuoto, pieno solo di sentimenti.



La lontananza del ricordo delle cose belle, che avevi dimenticato, che poi hai ricordato.

Sfuggo sulla tua bella tomba piena di palloncini, sono cresciuta adesso, non piango più. Sei orgoglioso di me? 




Ancora una volta Brunico




La notaia ha un volto dolce e le scarpe azzurre.

Mentre parliamo mi dice che è di Varese, una vera varesina coi fiocchi.

Le manca tanto la sua città, lo dice con occhi languidi di nostalgia. E mi propone di trasferirmi, perché l'Alto Adige è una terra ancora ricca di autenticità, di possibilità, di vita che volge al bene.

Lo dice ma la malinconia traspare da ogni suo lineamento.

Io ascolto con attenzione, libera di muovermi, anche se chiusa nella gabbia delle coincidenze.

Lei mi dice di investire, io le ricordo che Varese è ancora una bella città. Lei dice che non può tornare, che ormai la sua vita è decisa. Ma chi la decide la vita?

Torno a casa con le chiavi in mano, dopo una litigata al lago di Dobbiaco.

Non importa, perché il giorno più bello qualcuno doveva pur rovinarlo.

Guardo quei numeri: 15-27. Ci ho messo almeno dieci anni a impararli. Ma ora sono i miei numeri.

I numeri della felicità.


Rinascimento




Manca poco a far cambiare il vento, anche se scrivere al cellulare non è’ come farlo dal pc. Farò qualche errore, pazienza.

Le strade bagnate sono deserte. Che strano guidare a mezzanotte e meravigliarmi della solitudine. Io che ho sempre vissuto in città. Non mi abituo, non accadrà mai.

Dopo 10 anni e il naso all’insù, mi ritrovo donna bambina a incartarmi di favole d’autore. No, non sono le ballate del mio pianoforte e nemmeno storie romantiche vintage. Sono solo emozioni momentanee, espressioni passeggere.

 La strada continua ad essere cupa, buia, e io a sbagliarla. Pazienza, farò tardi, non ho fretta, non ho sonno.

La solfa è’ sempre una, ridondante, rincuorante.

Mi ricorda che dopo la campana suona l’arpa, e dopo ancora il violino, non la viola di Brescia. Per fortuna.

Una cosa, due cose, tre cose, e poi forse, taglierò i capelli. Insieme al cordone del mio pegno. Perché è’ ora di chiudere con il passato. 





Cuore di Ploner



La signora del lago di Landro mi offre un sorriso e una fetta di torta, dice che aveva pensato ai miei desideri, anche se non ho il coraggio di dirle che non mangio più il cioccolato.


Così, come tutte le mattine, bevo il mio caffè amaro, lo assaporo per la sua genuinità, come quella di questa gente che rimane, investita e ingolfata da un nuovo mondo che arriva, e che, evidentemente, piace poco anche a me che sto invecchiando.


E lei si ferma a parlare e mi racconta la storia del Ploner, la mia casa, la mia casetta, quella dove ho dormito mille volte, o forse più, da bambina e poi da ragazza e ora..

sotto il piumino del letto a castello del legno intagliato e lavorato a mano, come a proteggermi da quell'ombra buia che tanto mi spaventava, ma anche mi rassicurava.


Le altalene, la piscina, il dondolo fatto con un grande tronco di legno.. le scampagnate, le passeggiate, le montagne e quell'aria intensa che ti si ficca dentro i polmoni e ti riempie di energia.


Cosa hai provato, la prima volta? Per essertene così innamorato? Per avermi fatto questo regalo, di farmi scoprire dei posti così vivi e magici e ineguagliabili?


Ora la storia di questo edificio è anche la storia della nostra famiglia. Hanno tolto la moquette e messo il parquet. Forse è un laminato, diciamo un parquet dei tempi nostri. Ma che bello, accogliente, caldo, con quell'aria pungente, circondato da Landro e Misurina.


E lei racconta, e racconta, e c'era un ragazzo, erano tre ma gli altri due non hanno voluto, e allora lui ha preso tutto in mano e poi alla fine non ha retto e si è suicidato. Che triste storia che aggiunge un tocco di fascino nascosto a tutte quelle opere di bene che si sono susseguite in questo posto che ha ancora tanto da raccontare ma con il silenzio della natura, che ti fa assaporare la meraviglia della vita che ogni giorno nasce nel qui ed ora.


Io sono fortunata, quel giorno, sul monte Piano, io c'ero, e l'ho sentito quel respiro, ho portato la tua croce fin lassù, che chissà mai quando ci sei andato, forse c'ero già andata anche io ma non me lo ricordo. Ci riandrò. Il terreno austriaco aveva l'odore dei muschi bagnati, e dalla croce in vetta si vedeva il lago. E le cime le ho fissate, con lo sguardo e con il cuore perché dentro era tutto un movimento che mi ha ricordato chissà chi e cosa.


Quante emozioni, quante distruzioni, quante ricostruzioni.

E' un luogo affascinante. Decorato d'amore e di grande storia. La storia che facciamo, che scriviamo, che ricorderemo e che faremo ricordare, segnando quel famoso solco da cui non passa lo straniero.


Mi affaccio sul balcone, sul nuovo tetto a coda di castoro, com'è luminoso! Mi ricorda che anche i ricordi possono cambiare, farsi più belli, forse meno intensi ma magari più romantici.. non serve solo sognare, la montagna ti ricorda che ogni attimo, ogni respiro, è prezioso, e che le cose possono cambiare da un momento all'altro.


Dobbiamo essere consapevoli del nostro mondo interiore, perché ciò che coltiviamo dentro di noi si riflette all'esterno. È un principio che può essere applicato in molti ambiti, dalla crescita personale alle relazioni, e persino alla realizzazione dei nostri sogni. 


Dobbiamo assumerci la responsabilità di ciò che accade nella nostra vita, cercando di mantenere un equilibrio tra desideri e consapevolezza. È un modo potente per trasformare la realtà e vivere con intenzione.


Sono orgogliosa del bagaglio che ho ricevuto e che ho coltivato che mi ha portato ad essere la persona che sono oggi. Non per tutti. Solo per chi sa guardare oltre. Oltre a un cappello a costine blu.

Buonanotte, sogni d'oro.

Prato piazza con la neve

Prato piazza è una delle mete escursionistiche più amate delle Dolomiti dell'Alta Pusteria. Una vergogna non esserci stata prima, per me che vengo sui monti pallidi da 40 anni almeno.. ebbene oggi è stato QUEL giorno. Finalmente! Considerando le restrizioni al traffico in alta stagione, quale occasione migliore per salire con la propria auto dal Ponticello fino quasi al rifugio Prato Piazza in aprile!




Prato Piazza si trova infatti a 2.000 metri circa, dal parcheggio del Ponticello, dove l'accesso è ristretto in estate e si sale poi solo con le gip, parte una strada lunga circa 10 km, impervia, a tratti sterrata e in salita. Una volta arrivati in cima ci sono due comodi parcheggi gratuiti, e il rifugio è a pochi minuti a piedi. Dal rifugio Prato Piazza parte la pista di sci di fondo, e il paesaggio è una vera favola: neve ovunque, quasi a non riconoscere le magnifiche fotografie di immensi prati verdissimi, fiori, uccellini e farfalle che spopolano nel web dei fanatici estivi. E invece con la neve è tutta un'altra storia! 








Quei prati immensi tutti bianchi, le montagne maestose (a tratti innevate, a tratti rosate), la stradina acciottolata mista a ghiaccio (quello vero!) e un balcone sulla Croda Rossa d'Ampezzo e il Picco di Vallandro. 

Superato il primo rifugio, in 40 minuti circa, con passo lento, si arriva al rifugio Vallandro, chiuso in questa stagione, ma che apre a un bellissimo paesaggio sul monte Cristallo. WOW WOW WOW! 
Oggi poi la giornata è stata un vero regalo: un bel sole caldo, un vento fresco, pochissima gente, un silenzio rinnovatore e il cielo limpidissimo senza una nuvola! Un vero spettacolo della natura. 

La camminata poi continua per l'escursione al Monte Specie ma con la neve il sentiero non è ben visibile ed è facile, come mi è successo più e più volte, incastrarsi nella neve fino al ginocchio! Per cui l'aria fresca e il paesaggio mozzafiato sono bastati per farmi tornare la voglia di prendere la gip quest'estate dal parcheggio Ponticello! 






E' possibile raggiungere Prato Piazza anche a piedi da Ferrara di Braies, oppure con la ciclopedonale in bicicletta. Ma una volta arrivati in cima, è tutta una partenza per tantissime escursioni, per cui a voi la scelta.

Visita alla Riserva San Massimo

Riserva San Massimo

Il mese scorso siamo stati ad un evento molto interessante alla Riserva San Massimo di Gropello Cairoli in provincia di Pavia, nella quale viene prodotto il riso carnaroli superfino Riserva San Massimo, con il bollino blu del Parco del Ticino. Il riso Riserva San Massimo lo conosco molto bene, ma questa volta ho avuto il piacere di visitare anche il luogo dove viene prodotto, che non ospita soltanto il riso ma anche una flora e una fauna protette dal Parco della Valle del Ticino.

In occasione della raccolta delle ciliegie, abbiamo partecipato alla giornata di beneficenza organizzata dall'associazione Prato Onlus, che sostiene le persone con disagi psichici, psicologici ed esistenziali. Lo stesso Dino Massignani, il produttore e gestore della Riserva, ci ha spiegato con molto orgoglio la scelta della campagna. Con 15 euro a testa abbiamo fatto del bene e anche raccolto un po' di ciliegie (di quelle che erano rimaste). Il che è stato per me bellissimo, mi ha ricordato la mia infanzia, quando la domenica andavamo in campagna a raccogliere ciliegie. Ma sono cose che si fanno ancora? Evidentemente sì!

Il pranzo è stato cucinato dallo chef Giuseppe Zen di Mangiari di strada e lo chef Fabrizio Ferrari del ristorante Unico di Milano, mentre il vino era dell'azienda vinicola Frecciarossa. Ovviamente il protagonista principale è stato il riso carnaroli preparato al momento, ma in una location davvero unica: un sottoportico in pietra e legno, dove anche il cibo ha ricordato le cose genuine che si mangiavano una volta. C'era già del riso freddo con erbette della riserva servito in vaschette a forma di barchette e tantissime uova sode biologiche: una barchetta, un ovetto, un calice di vino rosso. Che bellezza! Mi è sembrato davvero un tuffo nel passato! Per finire, un bel dolce alle ciliegie!

Subito dopo il pranzo siamo saliti in piccoli furgoni militari alla volta della visita alla Riserva, che è veramente uno spettacolo! Si tratta di oltre 500 ettari immersi nella natura, tra aree agricole, specie protette, alberi da frutto, piante acquatiche, e animali in libertà! Abbiamo attraversato la zona percorribile coi mezzi attraverso stradine acciottolate con una guida che ci ha spiegato ogni dettaglio. Qui abbiamo potuto ammirare l'ambiente nelle sue caratteristiche naturali, e anche diversi animali, tra cui daini, cervi, caprioli, fagiani, lepri, scoiattoli e diversi tipi di uccelli.

Il terreno agricolo conta circa 250 ettari organizzati secondo la tradizione biologica, con l'utilizzo di acqua delle sorgive, in modo totalmente eco compatibile. E' anche questo che rende il riso Riserva San Massimo così buono (e giuro che non mi pagano per dirlo, è buono davvero).
Oltre al riso viene prodotto anche il miele di acacia, di melata e millefiori.

La Riserva San Massimo organizza periodicamente eventi quindi se la cosa vi interessa date un'occhiata al loro sito internet. Io mi sono divertita, ho mangiato bene ma soprattutto mi sono ritrovata in un luogo che sembra rapito dal tempo, in cui le cose si fanno secondo natura, che mi ha ricordato com'era la vita forse vent'anni fa, e come, in alcune cose, dovrebbe essere ancor oggi.

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Agrinatura The Rural Expo

Agrinatura

Agrinatura The Rural Expo è una fiera dedicata alla natura all'ecologia e alle buone tradizioni italiane, tra cui il food. Ci sono stata grazie ad un evento organizzato dalla Regione Lombardia che coinvolgeva diversi bloggers italiani. Per me è stata una scoperta, non conoscevo questa fiera e probabilmente non ci sarei mai andata di mia iniziativa. L'evento si svolge a Lario Fiere (Erba) ogni anno, e ve lo consiglio perché segue le vere tradizioni italiane in ogni campo, tra cui spicca il nuovo trend del momento: il ritorno alle antiche tradizioni. Ma non perché sia una moda, bensì un'esigenza di ognuno di noi.



Ci siamo ritrovati proprio ad Agrinatura, in uno spazio dedicato a uno showcooking speciale:
  • Giovanni Samuelli della gelateria Il mondo di mezzo di Usmate Velate (MB) ci ha fatto assaggiare il suo gelato al cioccolato di Cuba e rosmarino. Questa gelateria è speciale perché gestita da specializzati in chimica farmaceutica, molto attenti agli ingredienti e alla funzionalità molecolare. Oltre al sapore eccezionale, ne sono rimasta affascinata. Bravi!

  • Carlo Molon, chef dello Sheraton Lake Como, uno splendido hotel della catena Sheraton situato in una cornice d'eccezione, ha preparato uno dei suoi piatti top: il fish and cheese, realizzato con la burratina del Caseificio Sommese di Somma Lombardo (altro negozio che vi consiglio di provare, è tutto veramente di ottimo livello) e decorato con un fiore. Se non avete mai assaggiato un piatto realizzato da Carlo Molon è ora di cominciare a farlo!

  • il piatto successivo era un Taroz, un sapore tipico della Valtellina realizzato con patate, fagiolini e formaggio casera, dove la bottega Sciatt a Porter si è davvero superata. Il loro locale si trova nel cuore di Milano.

  • lo chef stellato Mauro Elli del ristorante Il Cantuccio di Albavilla (Co) chiude il bellezza lo showcooking con un risotto con bruscandoli, crescenza e limone, nel quale gli ingredienti sono amalgamati talmente bene che sembrano essere nati insieme.


Dopo lo showcooking mi sono diretta ad esplorare la fiera: un mix di sapori, profumi, regioni, oggetti artigianali, turismo sostenibile, attività solidali, e una sezione dedicata agli animali a km0! Una bellissima scoperta! Al piano di sopra poi c'è anche un ristorante dove abbiamo mangiato ottimi piatti tipici.



Dopo la fiera ci siamo diretti a scoprire un'altra chicca della zona: il Mulino di Baggero. La visita è stata istruttiva ed emozionante! Il Mulino, totalmente restaurato, produce con la sua ruota ormai centenaria, il 70% dell'energia che alimenta la struttura. Il Mulino di Baggero, del 1772, rivive oggi grazie a un progetto importante, chiamato "Radici per l'innovazione". Una sorta di start up volta alla conservazione del patrimonio storico ma anche all'eco sostenibilità, di cui l'energia rinnovabile è la regina.
La visita, accompagnata da deliziosi sapori della lombardia, ci ha portato attraverso un vero e proprio museo. Un tuffo indietro nel tempo ormai reso attuale dall'abilità di chi ha saputo mantenere le tradizioni.
Il soggiorno all'hotel Il Corazziere è stato piacevolissimo, proprio perché l'hotel segue la stessa filosofia. Immerso nel verde, la natura fa da padrone: coniglietti, ma anche pettirossi, oche, tortore, aironi, lepri e rondinelle! Un paradiso per gli amanti degli animali e del green.


A cena, nel loro ristorante, abbiamo potuto assaggiare i tipici sapori della zona: il panino tradizionale di Baggero, chiamato "michin" e salumi classici brianzoli, risotto carnaroli della Riserva San Massimo di Gropello Cairoli (PV) con asparagi e lariano, una vaporosa tagliata di manzo su piotta, e infine il semifreddo artigianale di Arcella.



La cena è stata un'occasione interessante per unire sapori e parole. Ho infatti avuto il piacere di conoscere di persona diversi bloggers che seguivo soltanto via web:

  • Cucinaconstile.it il blog nato dall'idea di una giovane coppia di ragazzi di Milano che hanno fatto della passione della cucina la loro unione, oltre che nella vita, in un progetto molto interessante che si chiama #acenacolblogger. Ad Alessia e Francesco auguro tanta fortuna!
  • La salsa aurora, fondata dalla foodblogger Aurora Cortopassi, volto giovane di Giallozafferano, vegetariana e attentissima alla qualità e genuinità degli ingredienti. Insieme al fidanzato Emanuele Martino, filmmaker di professione, riescono ad esprimere la loro passione, dal leggero tocco vintage, che emoziona davvero.
  • Valentina di Piccole Ricette, di cui adoro la app. sviluppata da suo marito Mattia Confalonieri. Anche loro hanno avuto un'idea eccezionale: unirsi in ciò che sapevano fare meglio, condividendone tutti gli aspetti. Piccole Ricette è veloce ed intuitiva, semplice ed efficace! E poi Valentina è coloratissima e le sue ricette fantastiche!
  • Andrea Casadei di Grow The Planet, un social network dedicato a chi ama mangiare bene e in modo sano, a chi coltiva l'orto e crede che noi siamo quello che mangiamo. Semi nati in Lombardia ad esempio, è un progetto che invita alla coltivazione anche sul balcone di prodotti tipici lombardi. Mentre H-Farm è una nuova piattaforma digitale che nasce per aiutare i giovani imprenditori affiancandoli nelle loro ambizioni e realizzazioni. E' stato proprio il mondo digitale l'argomento principale della conferenza tenutasi la domenica ad Agrinatura: quanto il digitale stia cambiando le nostre vite, l'importanza dell'essere social, come utilizzare le proprie risorse per diventare protagonisti in rete e come si stia entrando nella digital revolution e ormai non si possa farne a meno. Le aziende che abbracciano il digitale sono quelle vincenti: se seguiranno il passo e l'evolversi della tecnologia, potranno crescere e diventare le aziende del futuro. Il tutto in una chiave di qualità, sostenibilità, solidarietà e attenzione all'ambiente. Ne sono rimasta soddisfatta, proprio perché tutto ciò che è stato detto abbraccia i miei principi e le convinzioni che porto avanti con decisione ormai da anni.


L'hastagh principe dell'evento e della promozione del turismo enogastronomico della Regione Lombardia è #saporeinlombardia, ma se volete condividere ed essere dei nostri su twitter potrete usare anche questi:

#inLombardia
#growtheplanet
#seminatiinlombardia

Un'esperienza da ripetere l'anno prossimo con la fiera Agrinatura, dove green e glocal si uniscono a ricordare che noi siamo i protagonisti delle nuove e vecchie tradizioni.
Fiera Agrinatura
c/o Lario Fiere
viale Resegone
Erba (CO)

Expo Milano 2015 #expomilano

                    Tutto il mondo racchiuso in qualche chilometro, un sogno per chi adora viaggiare

Padiglione Repubblica Ceca

E' stato proprio così. Il lavoro non mi ha dato spazio per poterne parlare prima, ma per me l'Expo di Milano, tanto criticato, tanto esaltato è stato proprio così. La brillantezza dell'ingegno italiano per evitare le code e vedersi tutti i padiglioni non ha avuto limiti; l'elegante architettura di alcuni edifici; la genuinità di spicco dei paesi meno fortunati di noi (o quasi); la voglia di rivincita dei paesi in via di sviluppo; la grandiosità del Medio Oriente, della Cina, del Giappone, della Russia; la varietà di iniziative, musica, sapori, colori, idee, pubblicità; la possibilità di mangiare ogni cibo del mondo, a scelta, tra baracchini, ristoranti, fast food, finger food; la bellezza di poter incontrare culture diverse, lingue diverse, occhi diversi, il tutto in un solo giorno.

Padiglione Russia

Questo è il mio Expo, non il padiglione Italia che non ho mai visto per la troppa coda, non lo spettacolo dell'Albero della Vita, non il prezzo del biglietto o dei ristoranti, ma la vita, l'atmosfera, l'arte, la musica, i sapori, gli odori, la fortuna di fare un giro del mondo in molto meno di 80 giorni!

Padiglione del Giappone

Le mitiche Belgian Fries

Lago di Mergozzo


Questa volta sono a Mergozzo, sul lungolago, la mia prima visita della provincia di Verbania. Non riesco ancora ad abituarmi a questi paesaggi cupi, l'odore del lago e la vista delle montagne bianche in inverno. E' tutto così differente dagli altri posti in cui ho vissuto fino adesso. 
A Mergozzo, famosa per le sue dolci e verdi distese di colline, a febbraio il colore dei boschi è un misto di marrone scuro e grigio topo. Affascinante e tenebroso, perfetto per svuotare la mente incanalata nella routine dei pensieri. 



Dal lungolago si scorge la brezza del lago di Mergozzo incorniciata dalle terrazze dei caffè deserti, le barche, gli alberi spogli ad ombrello, l'olmo millenario, le case colorate. Qui le persone parlano un dialetto strano, ma si incrociano anche già dei turisti. E' ancora presto, ma qui d'estate c'è sempre gente.


Le stradine medievali sono accompagnate da cartelli e pubblicità di una volta, piccoli murales artistici, sanpietrini in salita e in discesa, case d'epoca e coiffeur dei tempi andati. Sembra di essere nei boschi di Cappuccetto Rosso, con vista lago, un lago blu profondo splendente, dove regnano boe e brutti anatroccoli. Eppure l'atmosfera è magnifica. Da non crederci.




Nota