Fede Sarda
Le mie mani son bollenti.
Chissà perché il Emilia Romagna accorciano sempre le parole.
Qualcuno me l'ha detto, sembri emiliana ma in realtà lo sono, nel cuore. E forse un po' anche nell'accento.
La vedrò mai l'estate, infilata in turni infiniti di 12 ore al colpo con 20 gradi di aria condizionata? Io che lavoro con la maglia termica della montagna. Riuscirò a mettermi solo una volta una gonna?
Ho fatto un pegno, lo sai bene ma forse quest'anno tirerò un calcio ad ogni paletto.
E quando ho cominciato io, anche le mie clienti mi hanno seguita e ora sono tutte nature un po' come me.
Che cosa strana, quando finisce un'epoca di routine per dare spazio ad altro che ti rende felice ma le persone ti ricordano per quello che sei, non per quello che hai.
Gli uomini di Varese sono tutti strani. Le ragazze quasi urlano dal dolore raccontando le loro storie.
Io ascolto, anche se le critiche, i giudizi, i pettegolezzi.. mamma mia, invadono troppo il mio cuore calmo.
Poi incontro un ragazzo quasi per caso, ti telefona e scopri che siete praticamente nello stesso punto. Io che mangio crackers in macchina e lui che mi vuole offrire un caffè. La scusa del "devo tornare a lavoro, non posso" è sempre la migliore.
Però sono brava ad inventare scuse che sono la verità.
Lui racconta del nostro valore, mi chiede se sono una che barcolla o una che sgambetta, e quando gli racconto la vita che faccio appare ammirato di una donna che si rimette ancora una volta in gioco. Poi arrivano le ragazze, e noi quasi cinquantenni diventiamo tutte arpie deficienti.
Noi, le loro madri.
La zia ha lasciato questa terra e ogni tanto penso a che ne sarà di casa di nonna. Che alternative abbiamo d'altronde, se non mantenere uno stipendio da avvocati.
Io che porto al dito una fede sarda di bassa fattura in oro giallo, pure rotta. Lei dietro le sbarre mi ricorda quando devo stare zitta o attenta, o quando stanno arrivando i momenti migliori o peggiori, aprendosi in due e infilandosi nella carne. Come la vuoi la fede, a nonna? - d' argento - no, nonna te la fa in oro, giallo. - ok -
Lo sguardo che mi hai lanciato quel giorno non mi ha fatto dormire per tre notti intere.
La signora mi porge la ricetta e il marito mi parla della Sardegna. Poi mi mostra la fede della moglie. Una signora fede, e io parlo di quanto i gioielli abbiano valore se dentro di essi c'è tanto amore. Non per forza tanto portafoglio. Lui annuisce ma lei non mi trova d'accordo.
Proteggi quella casa, finché l'anello non si romperà per sempre.
Il venerdì varesotto è diverso dal venerdì varesino, dove la gente di paese sbuffa e la gente di città languisce. Cerco di essere disinvolta e faccio screening con la mia semplicità.
Che gioia quando le persone che non vedono oltre si allontanano da sole.
E' uno strike.
E' quasi finito giugno. E il mio telefono squilla. Ed 'è la telefonata che aspettavo. Me ne frego del tempo e del turno e rispondo felice di una nuova felicità futura. Evviva! Ce l'ho fatta! Che direbbe papà?
Mi giro e sorrido e poi penso, che forse ho paura. Ho anche paura. Ma indietro non si torna quando si prendono certe decisioni.
Lui ha il bacio delicato e dolce che ho sognato. Non era un dejavu. Me lo sentivo.
La tenerezza, la vulnerabilità, la dolcezza, la tristezza, la tenebrosa malinconia.
D'altronde il tempo è galantuomo. Si prenderà cura di me.
0 commenti:
Posta un commento