Camillo
Camillo ha il muso gonfio e se lo tocco gli fa male. In effetti a me sembra un osso ma il veterinario dice che è un dente.
Non bastavano vomiti e quant'altro a disturbare questo caldo, anche l'antibiotico. Ma la prossima visita sarà lontana, perché "tanto, a che serve fare altro se il destino quello è?".
Lo dice con fare diretto e deciso, io accolgo la compresa realtà dei fatti, tanto i frantumi sono talmente piccoli che mai si ricomporranno.
E' già difficile essere artefici del proprio destino, figuriamoci di quello di qualcun altro che nemmeno può parlare.
Papà direbbe: finché c'è vita...
Lui vomita ancora, io lo lavo tutto, e si rilassa finalmente, mentre lascio scivolare l'acqua su di me, per cambiare direzione emotiva.
E invece arriva lei. Bionda ingioiellata da fare schifo, figlia della bene, amante dei vestiti di lusso, a rovinarmi la giornata. Era un sentimento che d'altronde avevo dimenticato. Va bien, no hago nada.
Sulla statale Alemagna crolla un pezzo del Sorapiss. Un po' rido, un po' piango, mi sento dentro il labirinto di Minosse, mentre lui cerca di uscire dalla finestra.
Amore mio, hai un dentino infiammato, ma rimani tutto bello coccoloso nonostante tutto.
Il lunedì di meritato riposo ma è il 16 del mese, e non si cercano le persone perché è reato.
Io mi immagino una fantastica cena a bordo piscina, dove tutto è bello ed elegante, e io non sono impacciata, posso mangiare quello che voglio senza stare male e rilassarmi veramente davanti al mondo che funziona al contrario di come sono fatta io.
Il tuo pelo è lucido e morbidissimo, chissà se arriveremo a settembre a vivere una nuova vita insieme.
Manca poco, vuoi resistere per me?
La porta si è chiusa piano, per rispettare il momento. Camillo ha fatto due passi, poi si è fermato. Ha guardato in alto, come per capire se le pareti lo accoglievano. Poi ha annusato il pavimento, e senza esitazione, si è seduto. È bastato quello per farmi scivolare addosso tutta la stanchezza degli ultimi mesi.
Non ho acceso la TV, né tolto le scarpe. Ho solo seguito Camillo con lo sguardo mentre scopriva la casa stanza dopo stanza. Come se la riconoscesse già, forse l’ha sognata anche lui, quella volta che dormiva sereno tra le coperte mentre fuori pioveva a maggio.
Mi sono seduta sul cuscino a terra. Lui si è accoccolato vicino, appoggiando il muso sulla mia gamba. Il silenzio è stato una specie di preghiera: niente più punture, niente più domande senza risposta, niente più finestre da cui voler scappare. Solo noi. E odore di legno nuovo.
Sul tavolo, ho lasciato due bicchieri. Uno pieno d'acqua per me, e uno vuoto per chi verrà. Ho sorriso. Era tutto come doveva essere.
Fuori, settembre respira piano, e con lui anche il mio cuore.
Benvenuti a casa, amore mio.
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