Cuore di Ploner



La signora del lago di Landro mi offre un sorriso e una fetta di torta, dice che aveva pensato ai miei desideri, anche se non ho il coraggio di dirle che non mangio più il cioccolato.


Così, come tutte le mattine, bevo il mio caffè amaro, lo assaporo per la sua genuinità, come quella di questa gente che rimane, investita e ingolfata da un nuovo mondo che arriva, e che, evidentemente, piace poco anche a me che sto invecchiando.


E lei si ferma a parlare e mi racconta la storia del Ploner, la mia casa, la mia casetta, quella dove ho dormito mille volte, o forse più, da bambina e poi da ragazza e ora..

sotto il piumino del letto a castello del legno intagliato e lavorato a mano, come a proteggermi da quell'ombra buia che tanto mi spaventava, ma anche mi rassicurava.


Le altalene, la piscina, il dondolo fatto con un grande tronco di legno.. le scampagnate, le passeggiate, le montagne e quell'aria intensa che ti si ficca dentro i polmoni e ti riempie di energia.


Cosa hai provato, la prima volta? Per essertene così innamorato? Per avermi fatto questo regalo, di farmi scoprire dei posti così vivi e magici e ineguagliabili?


Ora la storia di questo edificio è anche la storia della nostra famiglia. Hanno tolto la moquette e messo il parquet. Forse è un laminato, diciamo un parquet dei tempi nostri. Ma che bello, accogliente, caldo, con quell'aria pungente, circondato da Landro e Misurina.


E lei racconta, e racconta, e c'era un ragazzo, erano tre ma gli altri due non hanno voluto, e allora lui ha preso tutto in mano e poi alla fine non ha retto e si è suicidato. Che triste storia che aggiunge un tocco di fascino nascosto a tutte quelle opere di bene che si sono susseguite in questo posto che ha ancora tanto da raccontare ma con il silenzio della natura, che ti fa assaporare la meraviglia della vita che ogni giorno nasce nel qui ed ora.


Io sono fortunata, quel giorno, sul monte Piano, io c'ero, e l'ho sentito quel respiro, ho portato la tua croce fin lassù, che chissà mai quando ci sei andato, forse c'ero già andata anche io ma non me lo ricordo. Ci riandrò. Il terreno austriaco aveva l'odore dei muschi bagnati, e dalla croce in vetta si vedeva il lago. E le cime le ho fissate, con lo sguardo e con il cuore perché dentro era tutto un movimento che mi ha ricordato chissà chi e cosa.


Quante emozioni, quante distruzioni, quante ricostruzioni.

E' un luogo affascinante. Decorato d'amore e di grande storia. La storia che facciamo, che scriviamo, che ricorderemo e che faremo ricordare, segnando quel famoso solco da cui non passa lo straniero.


Mi affaccio sul balcone, sul nuovo tetto a coda di castoro, com'è luminoso! Mi ricorda che anche i ricordi possono cambiare, farsi più belli, forse meno intensi ma magari più romantici.. non serve solo sognare, la montagna ti ricorda che ogni attimo, ogni respiro, è prezioso, e che le cose possono cambiare da un momento all'altro.


Dobbiamo essere consapevoli del nostro mondo interiore, perché ciò che coltiviamo dentro di noi si riflette all'esterno. È un principio che può essere applicato in molti ambiti, dalla crescita personale alle relazioni, e persino alla realizzazione dei nostri sogni. 


Dobbiamo assumerci la responsabilità di ciò che accade nella nostra vita, cercando di mantenere un equilibrio tra desideri e consapevolezza. È un modo potente per trasformare la realtà e vivere con intenzione.


Sono orgogliosa del bagaglio che ho ricevuto e che ho coltivato che mi ha portato ad essere la persona che sono oggi. Non per tutti. Solo per chi sa guardare oltre. Oltre a un cappello a costine blu.

Buonanotte, sogni d'oro.

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