Verona
A metà strada pensi che sia cosa buona e giusta fermarsi a Sirmione, però poi c’è coda anche con la pioggia e allora non resta che Verona.
Bella e viva come l’ho sempre lasciata, in questi anni di vuoto scalpitante, bella come la coda per l’Arena, anche se io l’ho vissuta tante volte, grazie alla musica.
In mezzo a persone che attraversano la strada a caso (e no, non siamo a Ferrara!), mi sembra di essere quasi tornata tra le braccia delle mie scalmanate città, dove niente ha un verso, dove le donne sono vestite come più piace a loro, dove le risate si mescolano a questo sole pallido che non vuole prorompere.
Mi sento rinascere ferma da un lungo letargo in cui non sapevo chi fossi prima di svegliarmi.
Evviva! Non basta schivare la coda per la casa di Gulietta, o guardare l’orologio che non permette il tempo di respirare la brezza dell’Adige..
in piazza dei Signori c’è sempre il solito mercatino, i souvenir, la vicina torre e i ristorantini, tanto carini, sotto i portici, come in quasi tutto il Veneto.
Mentre mi avvicino ai monumenti scorgo le donne che ci appoggiano le borse, gli stranieri che sbandano per i selfie e grandi passeggiate con fragola e panna al seguito.
E mi viene in mente quel tramonto di mille anni fa, io sgarruppata dentro quei gradini enormi, che mi trattenevano nell’atmosfera romantica di uno spalto vuoto, pieno solo di sentimenti.
La lontananza del ricordo delle cose belle, che avevi dimenticato, che poi hai ricordato.
Sfuggo sulla tua bella tomba piena di palloncini, sono cresciuta adesso, non piango più. Sei orgoglioso di me?
0 commenti:
Posta un commento