Il Bolognese per tutti

L'altro giorno mi è arrivata una mail carinissima. Ho pensato che potevo copiarla qui, anche se il mio è un blog di viaggi. Non mi è sembrata una cosa folle, dato che, quando mi sono trasferita dal Veneto all'Emilia Romagna, il bolognese era una lingua a me decisamente sconosciuta (e lo è praticamente ancora adesso)! Un viaggiare nella lingua insomma, di una città che mi ha letteralmente conquistata, insieme ai suoi abitanti!

Buon divertimento!

Il corso on-line ad uso e consumo dei maruecos e di chiunque voglia restare
lessicalmente giovane:

BAGAGLIO (anche "zavaglio"): sostantivo che può indicare indifferentemente
qualsiasi oggetto (o persona) con accezione negativa. Definisce
sinteticamente la condizione di attrezzo inutile il cui unico attributo è
quello di possedere un peso senza, nonostante tutto, svolgere correttamente
la propria funzione. "Cos'è quel bagaglio lì?" domanderà con aria di
superiorità il giovine felsineo additando il vecchio cellulare dell'amico
dalle dimensioni di un cabina telefonica.
BATEDO: letteralmente equivalente alla locuzione "una gran quantità di".
Il termine, pur nella sua sinteticità estrema, esprime con disarmante
successo l'immagine onomatopeica del tamburellare incessante di qualcosa che
si abbatte senza concedere tregua alcuna. "Ho preso un batedo d'acqua!"
esclamerà correttamente l'ignaro cicloturista appena rincasato fradicio dopo
l'ennesima bizza metereologica di queste mezze stagioni ritornate
prepotentemente di moda.
BAZZA: intrallazzo, conoscenza tattica volta all'ingresso in disco senza
sottostare a code di ore o allo sconto all'atto dell'acquisto del
settimo aperitivo consecutivo al Rosarosae.
BONA LE':basta. Locuzione sintetica ma esaustiva per sancire il termine di
qualsiasi attività o discussione. "bona lè, riga! non ne voglio
mezza!" affermerà perentoria la fanciulla-bene all'incipiente
quarantasettesimo tentativo di "intomellamento" ad opera del maldestro
maraglio di turno. Vedi anche: "riga".
BULBO: capelli. Il bolognese veramente giovane affermerà al suo amico
scapigliato dalla corrente: "con questo vento hai un bulbo che non si
affronta!"
CARTOLA: tipo giusto, molto fico, di un'altra (vedi). Se si "ha la càrtola"
significa che si possiedono tutte le caratteristiche necessarie
per fare colpo sull'universo femminile. Come comprensibile tale attributo
non è collegabile in alcun modo al PEX.
CASSA: o meglio "essere in cassa". Definisce lo stato comatoso conseguente
ad abuso di sostanze alcooliche e depone a grande sfavore del soggetto in
quanto assolutamente incapace di intendere e di volere. Es.: "mi sono preso
una cassa assurda!" esclamerà il morigerato fanciullo la giornata
susseguente ad una bravata con gli amici.
CIOCCATA: rimprovero, cazziatone. Più correttamente "cioccàta", in cui la
doppia "c" viene immolata senza troppi rimorsi sull'altare della corretta
pronuncia felsinea. "Ho preso una ciocàta pazzesca" asserirà correttamente
lo studente ripreso e ridicolizzato di fronte alla platea di compagni di
corso dal prof che lo ha "sgamato" mentre copiava la soluzione del problema
di Analisi 2 dalla fotocopia ridotta e filigranata del "Matricioni -Forti"
DARE LA MOLLA: mollare, scaricare. Utilizzato principalmente nel senso di
liberarsi della persona con cui si era soliti accompagnarsi. Alla domanda
"dove l'hai messa la morosa?" il giovane bolognese che vorrà
distinguersi per eleganza e modernità risponderà convenientemente "cioé, le
ho dato
la molla, mi aveva troppo zagnato i maroni!" (vedi "zagnare")
DELLA SERIE...: incipit per eccellenza che prelude ad una categoria di cui
l'evento che viene commentato si ritiene faccia parte.
Fondamentale la "s" sibilante e la "e" molto aperta affinché la locuzione
sia effettivamente giovane ed efficace.
ESSERE DI UN'ALTRA (o di prima, o di primissima): sottointeso "categoria".
Locuzione utilizzata per esprimere entusiasmo e felicità per qualcosa.
L'oggetto dell'espressione viene immediatamente posto al di sopra di ogni
confronto con oggetti simili ma banalmente e tristemente più scadenti (di
ultima).
FANGA: scarpa. Tendenzialmente schivo e scarsamente esibizionista il
giovane felsineo apostroferà il suo interlocutore appoggiando un lieve: "ho
comprato delle fanghe in centro che sono di un'altra" .
FARE IL PROPRIO NUMERO (non...): locuzione di rimprovero che colpisce la
giovane mente bolognese fin dalla più tenera età e che lo accompagna nel
corso della sua esistenza pronunciata ora dall'amico di turno ora dalla
dolce consorte la quale, prontamente avvedutasi dell'imminente, ricorrente
fragorosa digestione del compagno nel corso del pranzo di nozze della
sorella, lo apostroferà così: "Non farai mica di nuovo il tuo numero?!"
GAGGIA: mento di notevoli dimensioni e sproporzionato rispetto al resto
del viso. Tra gli esempi più famosi citiamo Celìne Dion e Michael Shumacher.
GEBBO (o geppo): scarso, maldestro, personaggio di scarso spessore.
Aggettivo dispregiativo utilizzato per additare persona sfigata di cui si
nutre scarsa considerazione. L'espressione può essere rafforzata
ulteriormente da specificazioni peggiorative come nei seguenti esempi:
"gebbo di ultima", "gebbo da fuoco".
IMPALUGARE: allappare, invischiare. Tipico verbo da usare durante gare di
Orzoro, pangrattato a cucchiaiate senza bere. Il giovane bolognese che
tronfio estrarrà dal suo zainetto il mitico "tortino porretta" o il non meno
temibile "buondì classico" (privo dell'effetto lubrificante della marmellata
o della copertura di cioccolato) per la merenda si troverà irrimediabilmente
impalugato e quindi bisognoso di ettolitri di liquido.
INTAPPO: abbigliamento particolare, look. Utilizzato in modo particolarmente
efficace per riferirsi a travestimenti o agghindature
finalizzate alla partecipazione a feste a tema (intappo anni '70). L'arrivo
di un amico dotato di zampa di elefante e stivaletto in pelle con
cerniera laterale verrà convenientemente salutato con un efficacissimo:
"meerda, che intappo! sei troppo di un'altra!"
INTORTARE (da cui il sostantivo "intorto"): circuire, ammansire con discorsi
possibilmente lunghi e fastidiosi a fini persuasivi. La pratica
dell'intorto è tipicamente attuata dal giovane di tendenza che, sfoggiando
camicia "di primissima" ed il dodicesimo calice di frizzantino al dehor del
Rosarosae, dà prova di prorompente logorrea alla fanciulla trampolata di
turno al fine palese di ottenere favori di natura sessuale.
LESSO: tipo scarsamente sveglio. "Luilì è un lesso!" esclamerà la sagace
fanciulla bolognese additando il giovane di passaggio il quale, la sera
precedente, alla visione della suddetta in soli autoreggenti e sandali con
tacco vertiginoso, non ha compreso le malcelate intenzioni sessuali della
focosa compagna.
MARAGLIO: aggettivo sostantivato utilizzato per identificare ragazzi/e
abbastanza grezzi che si mettono in mostra in modo vistoso e cafone. Il
giovane della Bologna bene affermerà "che gran maraglio!" indicando
platealmente il possessore della Renault 5 turbo con ruote iperlarghe e
adesivi sul genere "turbo", "Rabbit", "O'neill".
NON C'E' PEZZA: locuzione ermetica che affonda le radici ai tempi di vacche
magre in cui le pezze potevano sancire la salvezza di un capo di
abbigliamento ormai logoro. Quando "non c'è pezza" significa che non vi è
modo di recuperare lo strappo e, per traslato, sottolinea l'ineluttabilità
di un evento senza che si possa fare niente per evitarlo o per negarlo.
"Devo mettermi a dieta, non c'è pezza!" esclamerà non senza una nota di
tristezza il giovane imbolsito da vagonate di tigelle e crescentine.
NON SI AFFRONTA: locuzione atta ad indicare situazioni o immagini al limite
della gestibilità o comunque sgradevoli a qualunque dei cinque sensi (vedi
esempio precedente)
NON VOLERNE (PIU') MEZZA: essere saturo di una cosa al punto di non volerne
più sentire parlare. Appare evidente il superiore impatto
emozionale della locuzione felsinea al confronto del ben più prolisso ed
inefficace corrispondente italiano. Vedi anche "scendere la catena"
PAGLIA: sigaretta. Tipica l'espressione del galantuomo bolognese il quale,
dopo avere sorseggiato il quinto "mohito", si rivolge
elegantemente al tavolo accanto al proprio biascicando: "oh, raga, avete una
paglia?"
PANNO: coperta (del letto). Viene chiamato a gran voce dal galantuomo
bolognese al sopraggiungere dei primi freddi apostrofando così la signora:
"Oh, Cesira, tira fuori il panno!"
PEZZA: sostantivo derivato dal verbo "impezzare" ossia usare la dialettica
per chiudere all'angolo un altro individuo contro la sua
volontà, il quale, dopo alcune orette sbotterà "cioé, mi stai tirando una
pezza allucinante! cioé, non ti si affronta: basta". Vedi anche "tomella"
PILLA (FRESCA): soldi, denaro. Sostantivo generalmente utilizzato per
sottolineare le capacità economiche famigliari che permettono al
vitellone di sfilare di fronte al "Calice" sull'ultima spider in compagnia
della gnocca di turno "merda che ferro! lui lì ha della gran pilla!"
POLLEGGIO: riposarsi, stare calmi. Viene utilizzata spesso la forma
imperativa del verbo in tono intimidatorio per raffreddare i bollori del
maraglio di turno che spinge per non fare la coda all'ingresso della disco:
"Oh, polleggiati subito!"
RIGA: basta, finito. La citazione della linea che determina la fine
dell'elenco degli addendi nella somma del verdurajo definisce per
traslato la fine di ogni attività. Si fa seguire spesso e volentieri a "bona
lè" (cfr.)
RUSCO: pattume, spazzatura. "Cacciala nel rusco!" si sentirà dire il tapino
giunto al passo della Raticosa con mezz'oretta di ritardo
rispetto agli altri amici dotati di moto ben più moderne e prestazionali.
SBARBINA: ragazza piccola di età, non oltre i 12/13 anni, usato meno
frequentemente anche riferito ai ragazzi. "Quando ero sbarbino..."
SBORONE: esibizionista, personaggio che si fa notare rumorosamente, privo
del benché minimo senso di misura, tatto ed eleganza. La diffusione del
malcostume nazional-popolare di stampo catodico tipico di questo periodo
storico ci offre continui esempi di "sboroni" che spaziano dagli ostentatori
di status simbol (auto, moto, abiti griffati, accessoristica elettronica di
vario genere) accomunati dalla caratteristica di avere elevati prezzi senza
possederne corrispondenti contenuti, ai più classici autocelebratori di
prestazioni sportive, sessuali nonché spacciatori di falsissime amicizie
altolocate.
SCENDERE LA CATENA: tipica espressione che comunica il disarmo finale nei
confronti di qualsivoglia evento al punto da non "volerne più mezza". Le due
espressioni si rafforzano spesso in un confronto sintattico che porta il
giovane ingegnere alla settima ora di scritto dell'esame di stato ad
affermare: "bona lì, riga! mi è scesa la catena: non ne voglio più mezza!".
Lo stesso verrà ritrovato poche ore dopo completamente "in cassa" di fronte
al pub irlandese...
SFROMBOLARE: gettare via, lanciare. Verbo che ben descrive gesti plateali
e definitivi volti all'eliminazione fisica di qualsiasi oggetto divenuto
inutile o comunque sgradito. "Soccia che stereo!" si dirà appena
saggiata la potenza sonora dell'ultimissimo ritrovato acustico situato in
camera dell'amico "...e che ne hai fatto di quello vecchio?" "l'ho
sfrombolato giù dalla finestra!"
SGHETTO(ANDARE DI): espressione volta all'identificazione di contesti
fortunosi che hanno consentito il concretizzarsi di eventi altrimenti
improbabili. Tipico l'incipit dello studente universitario nullafacente e
vitajolo che, all'ingresso dell'aula dove si tiene l'esame di "scienza delle
costruzioni", con la fiata ancora turbata dall'alcool ingerito la notte
precedente esclama: "oh raga, se passo questa mi va fatta di sghetto!"
SPANIZZO: persona che si fa notare, che non si tira indietro, che osa in
maniera evidente ma comunque degna di ammirazione. L'immagine, per quanto
possa sembrare somigliante ad una prima lettura superficiale, differisce
sensibilmente da quella dello "sborone" (cfr.) in quanto non comprende
l'accezione negativa caratteristica di quest'ultimo.
TIRO: è l'azione di schiacciare il bottone che apre il portone del palazzo.
Qunado il gentiluomo bolognese si troverà ai piedi del
condominio dell'amata suonerà il campanello pronunciando la frase: "Ciao,
sono io, mi dai il tiro?"
TOMELLA: si riferisce all'atto di "intomellare" ossia di riversare fiumi di
parole sul prossimo cercando di convincerlo delle cose più disparate. "Cioé,
mi hai fatto una tomella assurda, mollami subito!" dirà elegantemente il PEx
alla pretendente fanciulla affascinata da tanto potere e denaro. Vedi anche
"pezza".
ZAGNARE: rompere, infastidire. Forma verbale tipicamente utilizzata nella
più ampia locuzione "zagnare i maroni" dove l'azione si eleva ad una forma
catartica ed universale che colpisce inevitabilmente le parti più intime e
sensibili della corporalità maschile, ultimo ed ineluttabile bersaglio delle
persone più insopportabili che la vita ci para dinanzi.

5 commenti:

Chiarella ha detto...

Ci sono termini comuni anche con i nostri modenesi...che però sono molto meglio!
:D

Silvia Cartotto ha detto...

Ho vissuto 3 anni bellissimi all'università a Bologna, e molti di questi modi di dire li conosco, altri invece no! ;-)

Kylie ha detto...

Alcuni li conosco e mi divertono, per esempio zavaglio corrisponde al nostro "strafanto".

Lorenzo Bises ha detto...

Fantastico, anche io mi sono trasferito dalla Lombardia per studiare a Parma ma sicuramente il bolognese è più sentito, meno snob diciamo!

Lollo

Micaela ha detto...

fortissimo questo post!

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