Il Giorno della Memoria

Il 27 gennaio è ufficialmente il Giorno della Memoria. Una ricorrenza, una commemorazione, un ricordo della liberazione di Oswiecim, nota comunemente come Auschwitz
L'orrore e la disperazione che molti di noi hanno soltanto letto nei libri e pochissimi hanno vissuto, hanno visto, hanno sofferto. E che non si riesce a riprovare laggiù, ad Auschwitz, appunto. Un campo, due, tre, un ammasso di edifici tutti uguali, baraccopoli con brande di tavole di legno, distese lunghissime di erba verdissima, filo spinato ad alta tensione e il famoso binario, con una corona di fiori sempre presente e che tutti fotografano.
Arrivare ad Auschwitz è indescrivibile. Sembra di tornare indietro nel tempo in un angolo di mondo mai esistito, o di cui hai letto nelle favole, e che non riesci proprio a credere che esista davvero, che qualcosa sia sopravvissuto. La pioggia che mi ha bagnata tutto il giorno, i capelli avvolti nell'impermeabile, la guida polacca che parlava nel microfono che dovevamo tenere in mano per sentirla, qualche turista che faceva il simpaticone, l'affollamento alle biglietterie, alle botteghe per gli ombrelli, il cambio degli zloty, i bagni arredati a tema, e la tristezza. L'aria di Auschwitz è indimenticabile. Ti si imprime nelle ossa, come l'umidità della pianura padana. Ti entra dentro e non se ne va più e la respiri tutta, la puoi portare a casa con te, e gli occhi non riescono a parlare, a dire nulla se non guardare senza capire come possa essere esistita una tragedia simile. 
Camminare attraverso i blocchi, uno, due, tre, dieci, venti, ascoltando le frasi di Primo Levi nella audioguida, cercando di trovare raccoglimento tra mille foto e gruppi di turisti che seguono tutti la propria guida, e arrivare al blocco 11 e poi tornare indietro perché "c'è troppa gente", e poi rifare la stessa strada, e qui è successo quello, e qui è successo quell'altro, ma sbrighiamoci perché il tempo è poco, andiamo ci sono tante cose da vedere.
Spettatori perduti di un immagine turistica inimmaginabile, ad Auschwitz. Si fa amicizia e ci si perde dietro a lacrime che fanno sperare che l'uomo cambi ancora. Tutti diventano più buoni. Gente che ti paga il biglietto, che ti offre il panino, che ti regala le monete per andare al bagno, e casette di souvenir che ti vendono le classiche bibite e i panini da passeggio. 
La guida è necessaria, ma prendetevi anche qualche ora senza. Per assaporare di più ciò che state guardando, magari quando la giornata volge verso il tramonto, la gente comincia ad andarsene, gli autobus scarseggiano, i simpaticoni spariscono dalla circolazione. E rimani tu, solo tu, a guardare, a vedere, finalmente. Basta chiudere gli occhi, e toccare, tutto quello che si può. Capire non si riesce, non si può. Partire senza sapere nulla non ha senso, ma sapere è doloroso, poi, quando si cammina tra macerie di corpi ormai polverizzati e scomparsi. 
E così sono le tristezze di chi mangiava una minestra di segatura, di chi entrava e moriva mediamente in 3 mesi se era una donna, in 6 se era un uomo, di chi sperava in un trasferimento e perdeva tutti i suoi beni, delle giovani donne con bambini che non avrebbero mai visto neanche le baraccopoli, le latrine, i forni crematori, gli uffici nazisti, le tombe, i fiori, il bagno pubblico del blocco 18 che mi ha ricordato tantissimo quelli dei nostri autogrill italiani.
E naturalmente i binari, il treno, e Birkenau. La vera Auschwitz, la tragedia sconfinata in ogni passo, in ogni metro che si attraversa, in ogni erba che si calpesta, in ogni lacrima che il cuore vorrebbe versare e che non scende, perché noi non c'eravamo. Per fortuna.
Ricordare per non dimenticare. Dimenticare per non soffrire. E scrivere, tutto ciò che si può, che possa essere lasciato per chi arriverà dopo.

8 commenti:

Michele ha detto...

ciao passavo di qui

Michele pianetatempolibero

se ti va vieni a vedere ilo mio blog e ti propongo uno scambio link
http://pianetatempolibero.blogspot.com/
ciao

Achab ha detto...

Ciao Valentina,vero per non dimenticare,e per fare in modo che una cosa del genere non capiti più,grazie della tua visita e del complimento per i mici,loro sono stati molto contenti e ti salutano MIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO.
Buona serata.

DueZii ha detto...

passa pure quando vuoi magari ci scambiamo il link ... buona settimana !!!

speedy70 ha detto...

Bellissimo post cara Valentina, che condivido pienamente, un abbraccio!

Unknown ha detto...

Sono stato molto colpito dall'ultima parte del tuo post.. ti ritrovi solo ad osservare quelle macerie di storia mentre il sole tramonta.

Complimenti.

Grazie mille per il commento, ti seguo :)

Cristina ha detto...

Il tuo è un blog impegnato, senz'altro ci metti passione e il tutto ti riesce bene

A presto Cristina

http://cristinagiurleo.blogspot.com/

Unknown ha detto...

Non so se sono alla ricerca dello Spleen.. devo capirlo ancora.

Costantino ha detto...

un commento molto profondo di una difficile pagina di storia.
Per non dimenticare mai più.

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